Nel caso di patrocinio infedele (art. 380 c.p.), ossia qualora il legale o il consulente si rendessero infedeli ai propri doveri professionali, il momento della consumazione del reato si deve identificare nell'effettivo nocumento agli interessi dell'assistito/cliente. E' da quel momento, dunque, e non dal semplice conferimento dell'incarico, che si considera consumato il reato, con le relative conseguenze che ne derivano, tra le quali, ad esempio, il decorso del termine per la prescrizione. Questo quanto statuito dalla Suprema Corte nella sentenza n. 9832 del 2023.